
Deflazione

Con una nota pubblicata da pochi giorni sul suo sito, l’Istat ha reso noto che l’Italia ha chiuso il 2016 con una leggera deflazione. È la prima volta dal 1959. Semplificando, con deflazione si intende che i prezzi dei beni e servizi che compriamo quotidianamente sono scesi, anche se non di molto, rispetto al 2015 (-0,1%).
Un calo dei prezzi potrebbe sembrare, a prima vista, qualcosa di positivo soprattutto per il nostro portafoglio. In realtà vedremo che non è così.
CHE COS’E’ LA DEFLAZIONE E PERCHE’ CI INTERESSA
La deflazione, come detto prima, indica un calo dei prezzi di beni e servizi. È il contrario dell’inflazione, quando invece i prezzi salgono. Si tratta di un segnale ben noto agli economisti che indica che ci troviamo in un momento di debolezza dell’economia. Va detto che in questo caso l’impatto è modesto, e riguarda soprattutto alcune categorie di beni, come ad esempio il petrolio ed i suoi derivati. Se togliessimo questi prodotti dal conto, avremmo un leggero aumento dei prezzi (+0,5%).
Di solito un’economia in salute viaggia con un’inflazione del 2%. Il compito di tenerla sotto controllo spetta alla Banca Centrale Europea, che fino ad oggi lo ha fatto con alterne fortune.
Per capirci: ipotizziamo di avere 1 €, che usiamo per comprare un chilo di mele. Con l’inflazione, il prezzo delle mele aumenta, e quindi l’euro che ho in tasca vale di meno, perché mi permette di comprare meno mele di prima. Con la deflazione il valore reale di quell’euro aumenta, perché i prezzi scendono e spendendo la stessa cifra potrò comprare due chili di mele. L’inflazione è certamente un problema, soprattutto quella estrema, basti pensare a cosa succedeva in Germania negli anni ’20, quando i soldi erano carta straccia e le persone andavano al mercato con gli zaini pieni di banconote per comprare il pane. Ma la deflazione oltre ad essere un campanello d’allarme, è dannosa per due motivi.
- I prezzi scendono, ma anche gli stipendi seguono lo stesso percorso. Quello che resta costante sono gli interessi sui debiti. Interessi sui mutui per noi privati, interessi sul debito pubblico per lo Stato. E quando il debito è altissimo, come per l’Italia, il problema diventa serio.
- Siamo in deflazione. Sappiamo che i prezzi stanno scendendo. Perché dovremmo spendere oggi 1 € per comprare un chilo di mele quando potremmo aspettare un mese pensando che il prezzo possa scendere ancora? La deflazione tende a far rimandare gli acquisti. Ma questo non riguarda solo le persone: anche le aziende seguono lo stesso ragionamento, e rimandano gli investimenti. Tutto ciò rende difficile la ripresa economica.
COSA SUCCEDE ORA
Cosa fare? Nel nostro caso la palla passa alla Banca Centrale Europea, che decide il tasso di interesse con cui presta denaro alle altre banche. Se il tasso è basso, le altre banche dovrebbero richiederne di più, avere più liquidità da investire e quindi aumentare il denaro in circolo nel sistema (questo percorso fa salire i prezzi). Come detto, per il momento la situazione non è ancora da “allarme rosso”, perché il calo è davvero minimo. La cosa importante sarà non sottovalutarlo.
Ringraziamenti
Per la realizzazione di questo articolo ringraziamo:
- Fabio Sacco per la realizzazione della foto di copertina