
Pensioni di reversibilità

La Corte Costituzionale, con la sentenza 174/2016 del 14 luglio, si è espressa sulle limitazioni poste alle pensioni di reversibilità delle giovani spose di anziani signori, considerandole non corrette.
Con il passare del tempo capita sempre più spesso di vedere celebrati matrimoni fra persone con differenze di età anche importanti. Il caso più tipico è quello del pensionato che, forse travolto da una seconda e improvvisa giovinezza, sposa la badante (o il badante: non mancano i casi dove i ruoli sono invertiti) che ha molti anni in meno di lui.
Si potrebbe pensare che la scelta di chi sposare sia sostanzialmente un problema dei due sposi. Non la pensa così l’Inps, che al momento del decesso dello sposo in pensione è costretto a versare alla vedova una pensione di reversibilità. Data la (spesso) giovane età del soggetto, il versamento si prolunga negli anni, andando a pesare sulle casse di un ente che, come purtroppo sappiamo, non naviga di certo nell’oro.
Per questo motivo dal 1 gennaio 2012 era stata introdotta una norma, la legge 111 del 2011: se un ultrasettantenne in pensione sposa una persona più giovane di vent’anni, l’importo della pensione di reversibilità si riduce di un 10% per ogni anno di matrimonio inferiore a 10. Per capirci, se il matrimonio è durato 10 anni o più, la pensione verrà percepita interamente. Se invece fosse durato 9 anni, la vedova percepirà il 90%, se 8 anni l’80% e così via. La motivazione alla base di questa regola era la convinzione che la stragrande maggioranza di questi matrimoni fossero “truccati”. Nella migliore delle ipotesi un “regalo” che il pensionato fa alla giovane sposa, che potrà avere una fonte di reddito sicura per gli anni a venire. Nella peggiore, un tentativo (riuscito) di raggirare il pensionato.
Era prevista un’eccezione nel caso in cui fossero presenti figli minorenni o studenti o disabili. Tuttavia la Corte Costituzionale si è espressa in senso opposto: è inaccettabile mettere dei limiti di età al matrimonio, e interferire con le scelte delle singole persone. Partire dal presupposto che tutti questi matrimoni siano celebrati per convenienza è, sempre secondo la Corte, sbagliato, in quanto i costumi e le abitudini sono cambiate, e i matrimoni fra persone con forti differenze di età sono in aumento.
Come abbiamo visto il problema è più complesso di quanto sembrasse inizialmente. Comunque la si pensi, è difficile, se non impossibile, stabilire per legge quando un matrimonio è fatto per amore e quando per convenienza. E’ altrettanto vero però che in situazioni così incerte, dove la legge spesso non riesce ad arrivare, chi è più furbo trova gioco facile. In tutta questa incertezza, una sola cosa è sicura: a pagare sono sempre i contribuenti. E chi se no?
Ringraziamenti
Per la realizzazione di questo articolo ringraziamo:
- Fabio Sacco per la realizzazione della foto di copertina